Storia della biblioteca
La biblioteca della Società napoletana di storia patria, specializzata in storia, con una particolare attenzione alle fonti del Regno di Napoli, era – al momento della sua nascita – tra le poche biblioteche esistenti a Napoli. Vi confluirono raccolte librarie, documentarie e iconografiche provenienti da donazioni o acquisizioni finanziate dai Soci o dal Banco di Napoli. Uno dei primi e più importanti nuclei collezionistici fu l'importante biblioteca di Alexis Perrey, acquistata dal Club alpino di Napoli e poi da esso donata alla Società storica napoletana. Altre collezioni importanti furono quelle dell'architetto Carlo Parascandolo e dell'abate don Vincenzo Cuomo. Nel 1893 giunsero i libri e i manoscritti della biblioteca Volpicella; e via via la biblioteca si arricchì dei libri e documenti di soci fondatori o di cultori della storia locali, tra cui Avellino, Bernich, Capasso, Fortunato, Ludolf, Salazar e moltri altri ancora.
Nel 1882 fu acquisita l'importante collezione di pergamene di Salvatore e Giuseppe Maria Fusco, arricchita da successive donazioni e acquisizioni, che hanno portato la consistenza del patrimonio della Società ad oltre 3000 pergamene.
Il cambio di sede, da Piazza Dante a Castel Nuovo, gli eventi bellici e il terremoto del 1980 hanno causato alcune perdite e soprattutto lo smembramento di fondi, di cui ancora soffrono alcune collezioni.
Nel 1938 fu nominato bibliotecario della Società Alfredo Parente, che curò un complesso lavoro di riordino e catalogazione, continuato dagli anni '80 ad oggi con i moderni criteri di catalogazione delle Regole ministeriali italiane e del Servizio Bibliotecario Nazionale.
Per le notizie riportate cfr. Stefano Palmieri, Degli archivi napolitani. Storia e tradizione, Milano, Il Mulino, 2002, p. 215 e sgg.